
di Davide Amerio
Quando pensi di averne viste abbastanza di cose indegne, di vergogne impunite, di sfacciataggine, di ipocrisia, questo triste paese riesce sempre a stupire in senso negativo.
Quegli applausi a scena aperta durante il congresso del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia) che accolgono e acclamano i poliziotti condannati per l’omicidio del giovane Federico Aldovrandi sono l’ennesima ferita alla decenza, alla morale, alla dignità.
A poco valgono i distinguo, le prese di distanza o di solidarietà da parte di una classe politica che è stata per lo più a guardare gli eventi inammissibili accaduti in questi anni dove regie e personaggi più o meno occulti hanno agito contro le più elementari norme del diritto e della civiltà democratica. Dai fatti inverosimili del G8 di Genova alla militarizzazione della Val Susa passando per pestaggi e omicidi di persone fermate è stato un susseguirsi di eventi drammatici che non possono più ascriversi alla casualità.
I retori del moralismo a buon mercato sulla violenza sono sempre pronti a puntare il dito contro quella che nasce dalle rivolte e dalle contestazioni popolari; ignorano, o fanno finta di ignorare, che la violenza nelle manifestazioni troppo sovente è provocata da infiltrazioni spesso riconducibili a chi dovrebbe, viceversa, preoccuparsi di mantenere calmi gli animi. Sopra tutto si continua a ignorare come essa trovi terreno fertile sulla menzogna, sull’ipocrisia, sulla disonestà morale di chi agisce dentro lo Stato ma contro lo Stato e quindi contro i cittadini.
Si risparmino questi atti di solidarietà patetici e ipocriti: si agisca per distinguere gli onesti dai corrotti, per allontanare i malvagi, per bloccare i fascisti che si annidano ancora tra le pieghe dello Stato e vogliono forze dell’ordine non schierate in difesa dei cittadini bensì piegate agli interessi di poteri antidemocratici.
Assistiamo sbigottiti all’ennesima palese manifestazione di “casta”: la scuola berlusconiana ha insegnato a questo paese che si deve difendere l’indifendibile oltre il limite della decenza, con tenace sfrontatezza in nome di una ipocrita libertà che nulla condivide con i principi illuministici. Una libertà di fare e agire impudica, scevra di qualsivoglia principio morale che non sia quello beceramente utilitaristico di chi l’esercita.
Si ribellino infine i poliziotti, i carabinieri, i finanzieri, tutti coloro che hanno indossato la divisa per servire lo Stato, la democrazia e i cittadini. Si oppongano a questo scempio della loro immagine, del loro duro lavoro; cessino di essere strumento antidemocratico nelle mani di pochi e ritrovino la dignità e il ruolo che compete loro. Spezzino i legami con sindacati che infamano la divisa e riconquistino la fiducia dei cittadini che stanno perdendo ogni giorno di più.
Mio nonno era un carabiniere, cavaliere di Vittorio Veneto, convinto antifascista e non credo avrebbe mai accettato di compiere azioni indegne per l’uniforme che indossava.