
Andreja Restek è una giornalista, una reporter, una fotografa. Un’amica, una donna straordinaria. Viaggia per il mondo e documenta ciò che accade nelle zone di guerra. Dal suo sito Aprnews.net riportiamo una articolo che illustra, sinteticamente, la storia della depredazione occidentale delle risorse del continente Africano. Una storia che è bene iniziare a conoscere, sopratutto in questo tempo infelice di sofferenze nel quale sentiamo ripetere – di fronte a problemi complessi come l’emigrazione di migliaia di anime,- “aiutiamoli a casa loro!“. Ecco in queste poche righe, e nel filmato proposto della emittenza Al Jazeera, gli “aiuti” interessati che l’occidente mette in atto da più di un secolo in Africa.
L’Africa rimane un territorio chiave sulla scacchiera mondiale del XXI secolo, ricca di risorse petrolifere e naturali è un continente con una posizione strategica.
L’Africa subsahariana ospita sei delle 10 economie in più rapida crescita del mondo. Il Nord Africa possiede enormi depositi di petrolio e di gas naturale, il Sahara detiene il minerale nucleare più strategico, e molte altre risorse importanti come il coltan, l’oro e il rame. Ma nonostante la sua posizione strategica e le risorse naturali che possiede, in tutto il continente
si sono diffusi il caos e l’insicurezza. Nel cuore di questa turbolenza c’è un territorio strategico: il Sahel. La regione che attraversa il Sahara a nord e le savane del sud è diventata un importante nuovo fronte nella cosiddetta guerra contro il terrorismo.
Ma dietro la narrazione ufficiale, “ la lotta contro il terrorismo”, non potrebbe nascondersi una battaglia più grande che è la guerra per le risorse del XXI secolo?
ll professore di storia presso l’Università di Losanna, Jean Batou, afferma che “”Quello che stiamo vivendo può essere descritto come ‘un nuovo sconvolgimento per l’Africa”
‘Chi controlla il Mali, controlla l’Africa occidentale’
Al centro della regione turbolenta del Sahel si trova la nazione del Mali, uno dei Paesi più poveri del mondo. La disoccupazione è rampante e molte persone quotidianamente lottano per la sopravvivenza. Tuttavia, nel XIII secolo, l’impero del Mali si estendeva su gran parte dell’Africa occidentale ed è stato straordinariamente ricco e potente. Il Paese era un importante crocevia per il commercio mondiale dell’oro e dell’avorio. Ma inevitabilmente, queste risorse portarono anche i conquistatori stranieri.
“Siamo il passaggio tra l’Africa settentrionale e l’Africa che raggiunge l’oceano e le foreste.” lo ha spiegato Doulaye Konate dell’associazione degli storici africani. “Il Mali ha una posizione strategica importante: e di conseguenza chi controlla il Mali, controlla l’Africa occidentale, se non tutta l’Africa.”
Le potenze imperiali europee hanno svelato i loro piani per colonizzare il Mali e il resto dell’Africa alla Conferenza di Berlino nel 1885. Gran Bretagna, Belgio, Portogallo, Spagna, Germania, Italia e Francia hanno ottenuto ciascuna la loro quota. “L’arrivo della colonizzazione ci ha distrutto, sembrava quasi come un’operazione chirurgica”, dice Konate.
L’impero coloniale francese si estese su gran parte dell’Africa occidentale e settentrionale, ma alla fine degli anni ’50 i venti della libertà iniziarono a soffiare in Africa e la Francia perdeva tutte le sue colonie. Tuttavia, l’euforia dell’indipendenza fu breve. La Francia ha mantenuto le truppe, le basi militari e l’influenza politica nelle sue vecchie colonie: ed è nata la politica di “France-Afrique”.
“La Francia era il guardiano dell’Africa, difendendo l’Occidente nella regione”, dice Antoine Glaser, autore di France-Afrique.
Gli Stati Uniti e la minaccia del “terrorismo”
Negli anni ’60, la scoperta delle enormi riserve petrolifere nel Golfo di Guinea attirò un nuovo giocatore: gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno fatto investimenti militari ed economici sul continente africano e l’Africa è diventata una battaglia nella guerra fredda. Nel 1992, gli USA hanno lanciato un cosiddetto intervento umanitario nel Corno d’Africa, inviando 28.000 soldati in Somalia per aiutare a porre fine a una guerra civile.
Due anni dopo, la conclusione dell’operazione fu disastrosa e gli Usa decisero di ritirarsi dopo che alcuni soldati americani furono catturati e uccisi, e le immagini dei loro corpi mutilati furono trasmesse in tutto il mondo.
Nel 2001 l’attacco al World Trade Center riconfigura la geopolitica del mondo. Gli Stati Uniti hanno iniziato una guerra in Afghanistan – guerra che si è presto diffusa ben oltre i confini afghani.
Pochi mesi dopo l’11 settembre, le forze armate americane tornarono nel Corno d’Africa con l’intenzione di rimanere, stabilendo la loro prima base militare a Gibuti.
“Il Sahel ha giocato un ruolo chiave nel traffico delle armi, gli spostamenti dei combattenti stranieri e la criminalità organizzata”, dice Rudolph Atallah, ex direttore dell’Africa Terrorismo, Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
Il comando dell’Africa degli Stati Uniti (AFRICOM)
Gli Stati Uniti sono l’unico paese a dividere il mondo in settori militari separati per monitorare le proprie operazioni, NORTHCOM, PACOM, SOUTHCOM, EUCOM, CENTCOM ed ora AFRICOM.
AFRICOM si è impegnato nel continente africano, dichiarando che il motivo principale è la lotta al terrorismo e l’assistenza umanitaria, ma oltre a ciò sta svolgendo esercitazioni militari con un numero sempre più crescente di paesi africani. L’istituzione di AFRICOM è stata la chiave per il consolidamento degli interessi statunitensi in Africa.
Gli americani hanno cercato di stabilire la sede di AFRICOM e un quartier generale della CIA nel Mali ma gli stati africani hanno preso una posizione comune e hanno rifiutato l’istituzione di nuove basi militari nel continente. Questa opposizione ha costretto gli Stati Uniti a mettere in piedi il comando di AFRICOM migliaia di chilometri di distanza, a Stoccarda, in Germania.
Muammar Gheddafi: Il “cane matto del Medio Oriente”
La resistenza africana a AFRICOM è stata guidata dal leader libico Muammar Gheddafi. Il presidente Ronald Reagan lo aveva etichettato “il cane folle del Medio Oriente”.
L’indipendenza e l’influenza del leader libico sulle vaste riserve petrolifere era grande, quando prese il potere, inoltre, furono nazionalizzate.
Gheddafi ha voluto dimostrare che l’Africa potrebbe svilupparsi senza dipendere dal sistema bancario occidentale o dal Fondo Monetario Internazionale.
“Dall’inizio della sua carriera politica Muammar Gheddafi si è opposto a una presenza militare straniera in Africa. Una delle prime cose che ha fatto dopo aver preso il potere nel 1969 è stato di eliminare le basi militari britanniche e statunitensi dalla Libia,” spiega Maximilian Forte, autore di Slouching Towards Sirte: la guerra della Nato in Libia e in Africa.
Ma nel marzo 2011, mentre la primavera araba si diffuse nel Nord Africa, la Francia e gli Stati Uniti hanno deciso di agire. Questa è stata la prima guerra di AFRICOM sul territorio Africano.
La caduta di Gheddafi ha prodotto una scossa d’urto che ha prodotto effetti anche lontano dalla Libia.
Ad esempio “Senza un controllo, delle oltre 40.000 armi che possedeva Gheddafi, 35.000 sono scomparse”, dice Atallah. Alcune armi sono cadute nelle mani dei ribelli libici. Altre, inclusi diversi tipi di missili come quelli anti-aerei, sono cadute nelle mani dei gruppi Tuareg che hanno combattuto a fianco di Gheddafi. I Tuareg, ben armati, hanno formato una nuova forza di combattimento, la MNLA, e hanno lanciato un’offensiva contro il governo a Bamako nel gennaio 2012. I Tuareg e le altre forze ribelli hanno invaso le grandi città del Mali settentrionale. Nonostante anni di formazione e i milioni spesi, la più grande paura dell’Ovest è divenuta realtà: nel nord del Mali è stato istituito un cosiddetto stato islamico.
“Nessuno credeva che poche centinaia di combattenti jihadisti avrebbero conquistato una città di tre milioni di abitanti, dove non avevano alcuna presenza significativa in passato”, dice Batou.
Ma presto le forze armate francesi concedono il sostegno alle unità maliane. L’avanzamento dei ribelli è stato fermato e in sole due settimane i francesi hanno riconquistato il nord. L’esercito francese ha affermato di aver ucciso centinaia di cosiddetti terroristi. L’ex potere coloniale era diventato il salvatore del paese.
‘L’El Dorado del Sahel’
Nonostante il caos, le guerre e le rivoluzioni, l’interesse degli europei, degli americani e dei cinesi rimane elevato in quelle che possono essere le più grandi riserve di petrolio nel El Dorado del Sahel, che si estende dalla Mauritania all’Algeria a nord del Mali .
L’interesse delle principali compagnie energetiche americane in Africa non è diminuito. Le esigenze dell’Asia e dell’Europa non si fermeranno. Quasi 2 trilioni di investimenti in petrolio e gas africani sono attesi nei prossimi due decenni.
“Sappiamo tutti che le risorse petrolifere stanno diventando sempre più rare: le ultime riserve importanti del petrolio in Africa diventano sempre più importanti: il pre-posizionamento allo scopo di sfruttare queste risorse è fondamentale”, afferma Batou.
Nel maggio 2014, il presidente americano Barack Obama ha annunciato di aumentare il finanziamento alla lotta contro il terrorismo globale di altri $ 5 miliardi.
Un numero crescente di governi africani ha firmato il programma AFRICOM, come il Niger, dove i militari USA hanno riunito forze africane composte da 1.000 soldati provenienti da 17 paesi per esercitazioni militari.
Gli Stati Uniti hanno inoltre hanno istituito basi per i droni in Djibouti, Niger, Kenya, Etiopia, Somalia, Sudan, Burkina Faso e Seychelles e hanno mandato truppe in Liberia durante la crisi di ebola nel 2014.
La Francia è attualmente presente nel Sahel con 3000 soldati distribuiti in diversi paesi.
La crescente militarizzazione dell’Africa è un nuovo centro di profitto, ambito dal complesso militare-industriale con milioni di dollari di contratti per produttori di armi e imprenditori privati.
E’ in corso una nuova divisione del continente africano, in quanto i nuovi poteri cercano di assicurarsi le forniture di petrolio, minerali strategici, terreni seminativi e persino l’acqua sotto le sabbie del deserto.
“In realtà, i grandi problemi non vengono affrontati: sembra che l’Occidente abbia bisogno delle guerre, come se dovessero essere create, perché giustifichino il loro potere”, afferma l’Imam Mahmoud Dicko, presidente dell’Alta Corte Islamica del Mali.
L’inchiesta dell’emittente Al Jazeera sulla presenza militare statunitense e francese in Africa non poteva non essere condivisa.
Documentario dell’emittente Al Jazeera su You Tube. |