Abolire le armi nucleari: a Vienna fissiamo subito nero su bianco il principio con gli stati che ci stanno

Il prossimo dicembre si svolgerà a Vienna la Conferenza Internazionale per il disarmo nucleare. Una manifestazione itinerante da Milano a Vienna passando per l'Europa intende portare un documento finale all' attenzione della presidenza della conferenza

di Alfonso Navarra.

In vista della Conferenza internazionale di Vienna – il terzo appuntamento dell’Iniziativa umanitaria per il disarmo nucleare (8 e 9 dicembre 2014) – stiamo lavorando – i curatori dell’operazione politica e culturale imperniata sull’appello di Stéphane Hessel e Albert Jacquard – ad un progetto ambizioso e complesso, i cui particolari li si può trovare andando alla URL: http://www.petizioni24.com/esigiamo

Pensiamo ad una carovana antinucleare che, partendo da Milano, porta in giro per l’Europa la mostra ESIGETE! e consegna un documento alla presidenza della Conferenza di Vienna. Questo documento abbisogna della definizione dela-treno nucleare punto chiave contenuto nella diapo 22 della Mostra, sotto riportata, che resta in sospeso, e magari anche con l’aiuto di un competente parere di legali esperti in diritto internazionale riusciremo a sbloccare, per una sua formulazione politicamente e giuridicamente appropriata ed efficace.

  • Per quanto riguarda la Conferenza di Vienna, occorre capire che si tratta di una riunione “autococonvocata” delle potenze non nucleari che finalmente cominciano a dare segni di ribellione. Difatti si fa prima a dire chi non c’è a Vienna:
  • il Gruppo N5 all’ONU – le Grandi Potenze Nucleari nel Consiglio di Sicurezza: USA, Russia, Cina, Francia, Regno Unito
  • le potenze nucleari non firmatarie del TNP: India, Pakistan, Israele, Corea del Nord
  • i Paesi della condivisione nucleare NATO – con l’eccezione di Danimarca, Islanda, Norvegia.

I Paesi che invece sostengono l’iniziativa umanitaria per il disarmo nucleare sono i seguenti: Afghanistan, Algeria, Angola, Antigua e Barbuda, Argentina, Austria, Bahamas, Bahrein, Bangladesh, Barbados, Belarus, Belize, Benin, Bolivia, Bosnia Erzegovina, Botswana, Brasile, Burkina Faso, Cambogia, Camerun, Capo Verde, Repubblica Centro Africana, Cile, Colombia, Congo, Costa Rica, Costa d’Avorio, Cuba, Cipro, RD Congo, Danimarca, Gibuti, Repubblica Dominicana, Ecuador, Egitto, El Salvador, Guinea Equatoriale, Eritrea, Fiji, Filippine, Gabon, Georgia, Ghana, Grenada, Guatemala, Guinea, Guinea Bissau, Haiti, Honduras, Islanda, Indonesia, Iraq, Irlanda, Giamaica, Giappone, Giordania, Kazakhstan, Kenya, Kiribati, Lao PDR, Libano, Lesotho, Liberia, Libia, Liechtenstein, Madagascar, Malawi, Malaysia, Maldive, Mali, Malta, Isole Marshall, Macedonia, Messico, Mongolia, Montenegro, Marocco, Mozambico, Myanmar, Namibia, Nauru, Nepal, Nuova Zelanda, Nicaragua, Niger, Nigeria, Norvegia, Palau, Panama, Papua Nuova Guinea, Paraguay, Peru, Qatar, Ruanda, Samoa, San Marino, Santa Sede (Vaticano), Senegal, Serbia, Seychelles, Sierra Leone, Singapore, Isole Solomon, Sud Africa, Sud Sudan, Suriname, Swaziland, Svizzera, Tanzania, Tailandia, Timor-Leste, Togo, Tonga, Trinidad e Tobago, Tunisia, Tuvalu, Uganda, Ucraina, Emirati Arabi Uniti, Uruguay, Vanuatu, Viet Nam, Yemen, Zambia.

Ai governi riuniti a Vienna chiederemmo questo: che pongano le basi del bando delle armi nucleari adottando un protocollo giuridico preliminare che da subito stabilisca che il possesso ecc. di armi nucleari è proibito – per chi sottoscrive l’atto – ed è considerato un “crimine di guerra” ed un “crimine contro l’umanità”. Questo passo dovrebbe indurre una spinta decisiva per Tre_flehumain_strasbourg_15102011-2212bnegoziati più generali in sede ONU onde pervenire alla Convenzione per proibire le armi nucleari allo stesso modo in cui sono state proibite le armi chimiche, con il Trattato entrato in vigore nel 1997.

Se prendessimo infatti come base il più possibile letterale il testo del Trattato di interdizione delle armi chimiche, potremmo sostituire, nella parte dei principi, la parola «chimico» con «nucleare», e quindi firmare subito questo testo sui principi, rinviando a negoziati successivi tutti i problemi dei protocolli applicativi (in particolare le parti riguardanti l’attuazione e la verifica tecnica).

Dobbiamo essere consapevoli che la stessa definizione tecnica di “arma nucleare”, che pure potremmo ricavare dai trattati già stipulati tra USA e Russia (gli START…), come l’esperienza insegna, può fare da pretesto per un rinvio degli accordi. Potrebbe essere operazione di grande intelligenza, allora, mettere in carniere immediatamente il principio che unisce tutti (a parole anche USA e Russia), e rimandare a dopo ogni dettaglio o quisquilia che può dividere!

Se questa definizione tecnica di arma nucleare può fare da ostacolo alla messa nero su bianco del principio abolizionista, allora affrontiamola successivamente! Ecco, allora, come verrebbe fuori il testo di un accordo internazionale. Avrebbe un preambolo che confermerebbe la volontà degli Stati Parte di proibire e di eliminare qualsiasi tipo di arma di distruzione di massa. L’art. 1 proibirebbe “lo sviluppo, la produzione, l’acquisizione, la detenzione, l’immagazzinamento, il trasferimento e l’uso di ami nucleari”. Prevederebbe inoltre che “ogni Stato Parte distrugga le armi nucleari e glitraspo impianti di produzione di armi nucleari posti sotto la propria giurisdizione o controllo, così come qualsiasi arma nucleare che esso possa aver abbandonato sul territorio di un altro Stato. Gli Stati Parte non dovranno mai impegnarsi in preparativi militari che comportino l’uso di armi nucleari; non dovranno mai aiutare o incoraggiare altri ad intraprendere attività proibite dalla Convenzione”.

Vale a dire che, noi forze di base, società civile internazionale, chiediamo, esigiamo!, dai governi, a partire da Vienna, di passare dalle dichiarazioni di principio e dagli auspici generici ad impegni giuridicamente vincolanti, con lo spirito di creare fatti compiuti, dettati da necessità ed urgenza “vitali”, in modo che i negoziati generali per il Trattato generale completo di specifiche tecniche partano effettivamente subito.

La scadenza del 2018, indicata dalla risoluzione ONU che istituisce il 26 settembre come Giornata per il disarmo nucleare, potrebbe perciò diventare il momento in cui si porta a compimento il percorso del bando. La stessa proposta della Carovana antinucleare Milano-Vienna è un mezzo per conseguire un fine, pensiamo di sottoporla con lettera ufficiale, in Italia a TUTTE le forze che si battono per il disarmo nucleare. Sarebbe utile ed opportuno convocarle direttamente ad un incontro.