L’Associazione Beati i costruttori di pace, quarantacinque comitati veneti a difesa dell’ambiente e del territorio, gruppi, associazioni, e l’Amministrazione comunale di Marano Vicentino sfilano a Venezia per la Giornata di mobilitazione regionale in difesa della qualità della vita.
Neve e pioggia lungo il viaggio e poi tiepido sole pomeridiano per i valsusini che si sono recati lo scorso sabato 30 novembre a Venezia per partecipare alla “Giornata di mobilitazione regionale in difesa della qualità della vita”.
Una giornata organizzata dall’Associazione Beati i costruttori di pace, dal suo presidente don Albino Bizzotto, in collaborazione con quarantacinque comitati veneti sorti a difesa dell’ambiente e del territorio e alla quale hanno aderito moltissimi gruppi, associazioni, compresa l’Amministrazione comunale di Marano Vicentino.
Per i valsusini l’invito a partecipare era venuto direttamente da don Bizzotto, questo la sera della conferenza organizzata dal Grande Cortile e dal Gruppo Cattolici per la Vita della Valle dello scorso 21 novembre presso il Salone Don Bunino di Bussoleno, in cui il tema trattato era stato il territorio, a servizio dei soldi o della vita. Un tema trattato con competenza e passione dal sacerdote che a Venezia ha aperto il lungo corteo snodatosi lungo le vie di terra e d’acqua della stupenda città, tra lo stupore di residenti e turisti non abituati a vedere in questi luoghi manifestanti, pacifici ma determinati a far valere il principio che la terra è il bene primario da custodire e salvaguardare dall’ingordigia degli interessi e dalla devastazione del cemento.
Così la questione valsusina dell’Alta velocità ha camminato a fianco dei tanti comitati presenti, con lo striscione azzurro dei Cattolici per la Vita della Valle, lo striscione del prezioso Presidio Europa e con le bandiere che sono ormai diventate “la bandiera” delle giuste lotte per un mondo diverso da quello che alcuni vorrebbero creare.
Strada Nuova, campo San Bortolomio, Sant’Angelo, ponte dell’Accademia, Zattere, ponte della Marittima, S. Basilio, Carmini, S. Margherita, S. Tomà: questo il percorso del lungo corteo dalle multicolori bandiere, con gli occhi rivolti alla città, alle sue luminose botteghe, alcune chiuse e con il cartello “vendesi”, segno che anche qui la crisi sta segnando il passo. Con le gondole in attesa e quelle che scivolavano silenziosamente lungo i canali. Con tante parole scambiate, sulla città, dai commerci sempre più spesso divenuti patrimonio degli “stranieri”, ma anche sulla situazione delle tante realtà di una regione messe a nudo in piazza, sui cartelli, sugli striscioni…
Costeggiando il canale della Giudecca, quasi a termine percorso, ammirando un paesaggio dai toni dell’oro e del rosa, le conclusioni per tutti sono poi state le stesse: il futuro, quello da consegnare ai propri figli e nipoti, è altro da quello che alcuni vorrebbero, un futuro dove vivere insieme, riscoprendo la propria umanità, dove la terra sia amata e coltivata per la vita, non sfruttata e violentata per i soldi. Perché la terra non ce la fa più a rinnovarsi e di questa situazione siamo tutti responsabili.
Gabriella Tittonel
1 dicembre 2013
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