A bambi morto

La nona giornata di fuoco sui monti della Valle di Susa

il cielo – ieri sera 29 ottobre 2017 – sopra i monti dell’ Orsiera Rocciavrè
di Claudio Giorno

Non credo che ci sia qualche bambi no tra i miei tre lettori, ma mi scuso subito col bambino che rimane in ognuno di noi  per il titolo volutamente sgradevole.

E subito dopo voglio ribadire quanto riportato verso il fondo di una delle ultime cose che mi è scappato di scrivere tra fuoco e fiamme: “sono consapevole che il mio esercizio è penultimo nella scala dei comportamenti utili e virtuosi messi in campo da tante persone in questi giorni: vigili del fuoco e volontari antincendio boschivi, prima di tutto, amministratori locali, operatori sanitari, ecc ecc. Dopo di me solo i politici di professione”, come appunto già scritto. Ma questo non vuol dire che io creda che scrivere serva a poco o a niente:

raccontare, narrare, informare correttamente su quel che accade a delle persone, in un luogo, specie se “ultime (le persone)  e lontani” (i luoghi), è una delle cose più importanti che si possono mettere in atto

perché chi deve promuovere politiche pubbliche di aiuto, sia stimolato a farlo: se è molto o poco utile dipende da chi lo fa: Se scrivo io sul mio blog semiclandestino serve a poco, ma se quel che succede, il dove serve intervenire e con quanta urgenza viene narrato in radio o  televisione, nelle ore di maggiore ascolto, nelle trasmissioni più seguite, sui giornali più temuti (virtuali o di carta) l’utilità sociale della narrazione diventa di grande importanza: mobilita le coscienze prima e le istituzioni (altrimenti sorde) a ruota.

Ecco, quel che è mancato in questi nove giorni è stato la narrazione. Proprio oggi cadeva l’anniversario della più violenta delle scosse di terremoto che ha devastato – un anno fa – il centro Italia. Se ne è parlato molto ‘sta mattina, per dire che a distanza di 365giorni e nell’incombere  di un nuovo inverno non solo si è fatto poco, ma quel poco è stato indirizzato verso i centri più importanti e chi già pativa l’abbandono prima del sisma, oggi è ancor più dimenticato.

il Rocciamelone e le sue pendici liberate dal fuoco: il cielo su Susa di nuovo blu (la foto è stata scattata ‘sta mattina 30 ottobre 2017 dalla Madonna della Losa). Sulla sinistra si notano gli ultimi focolai tra Mompantero e Venaus
 il Rocciamelone e le sue pendici liberate dal fuoco: il cielo su Susa di nuovo blu (la foto è stata scattata ‘sta mattina 30 ottobre 2017 dalla Madonna della Losa). Sulla sinistra si notano gli ultimi focolai tra Mompantero e Venaus

Torniamo ai nostri boschi inceneriti, ma ancora fumanti, alle baite perdute dopo essere passate per decenni di generazione in generazione (e spesso ancora usate non come seconde case, ma come luogo da dove svolgere quel po’ di attività agricola che  – in montagna – fa poco reddito ma tanta manutenzione.

Pensiamo alla flora e alla fauna che sono un patrimonio che non si misura in Pil ma in qualità della vita.

Per sette lunghi giorni a noi che in Val di Susa ci viviamo, (spesso ci siamo nati prima che ci chiudessero le maternità per pareggiare il bilancio) è sembrato che la distruzione di un patrimonio che consente non ai valligiani di vivere come negli spot del mulinobianco, ma a una città di un milione di abitanti di respirare un po’ meglio nonostante un milione di automobili e mezzo milione di caldaie, sia stata ritenuta “una questione privata”.

Chi si intende di procedure burocratiche, quelle la cui semplificazione pare consistere solo nel cancellare – dopo le Cominitàmontane  i forestali (prossimamente i pompieri?!)  ha scritto giustamente che “un governatore regionale non può proclamare autonomamente lo stato di calamità senza il consenso del Governo, e che senza tale dichiarazione non si può ricevere aiuto da altrove (in questo caso uomini e mezzi, dai Vigili del fuoco ai Canadair agli elicotteri)”. Né si può pretendere che siccome Chiamparino è amico di Renzi che è il datore di Palazzochigi a Gentiloni il provvedimento venga deciso tra ex comunisti, post democristiani e sessantottini invecchiati male.

Nella sequenza uno dei quattro Canadair che’sta mattina si tuffavano nel lago del Moncenisio ogni sei minuti per fare il pieno di acqua da spargere sugli ultimi focolai della Val Cenischia
 Nella sequenza uno dei quattro Canadair che’sta mattina si tuffavano nel lago del Moncenisio ogni sei minuti per fare il pieno di acqua da spargere sugli ultimi focolai della Val Cenischia

Per questo serve una narrazione: perché la consapevolezza della gravità di una situazione anche e soprattutto se “periferica rispetto ai palazzi” sia prima di tutto diffusa a chi ne potrebbe subire serie conseguenze anche se abita “distante”: pur tra le consuete reticenze gli “addetti ai lavori” hanno dovuto ammettere che la concentrazione di veleni nell’aria tra Torino e cintura è salita in settimana  fino a sette volte la soglia! Mentre ancora a oggi pare “non percepita” la perdita di un patrimonio naturale inestimabile per l’intero paese!

“Portiamo le telecamere in Valsusa”, non lo abbiamo detto noi; ma lo ha scritto – nero su bianco – un autorevole  direttore del serviziopubblico radiotelevisivo capitato per caso tra i nostri monti mentre sembravano divenuti vulcani in eruzione!

Ma la Rai ha inviato le sue troupe solo al seguito di Sergiochiamparino (che a sua volta ci ha messo sette giorni a fare i 40 km da Piazzacastello a Villaferro (Bussoleno)…Forse perché non c’è il suo agognato Tav)…

Ed oggi (a fuochi quasi spenti) si sono mossi addirittura gli inviati dalla Capitale (non appena il Ministrominniti è stato localizzato nella Prefetturasabauda).

Quanto all’esercito è sicuramente meglio “non vengano impiegati per lavori per cui non sono stati addestrati”, come ha scritto il sindaco di Susa; e, in ogni caso, sin qui li abbiamo visti solo comandati contro cittadini e mai a favore. (Anche se andiamo un po’ indietro nella storia…).

Cittadini la cui parte migliore è ancora una volta venuta fuori nel momento del bisogno: sono soprattutto a quelli di loro che si sono impegnati incessantemente sul territorio che – dopo la notte da incubo tra domenica e lunedì con un tramonto con un cielo che non si riusciva a battezzare se boreale o infernale – che vanno ringraziati. ‘Sta mattina l’aria pareva cambiata.  Un cielo terso, i fuochi finalmente davvero circoscritti fin dalle prime ore dell’alba;  prima che gli elicotteri potessero levarsi in volo facendo la spola tra il Cenischia e le pendici del Rocciamelone e i Canadair (nella tarda mattinata addirittura quattro!) potessero dar vita a un benefico bombardamento a tappeto (d’acqua) prelevandola dal vicino bacino del Moncensio da dove in cinque/sei minuti surrogavano quella pioggia che continua a latitare. Non fossi scaramantico scriverei che forse ne stiamo uscendo. sia pure a caro prezzo, sia pure a Bambi morto.

30.10.17 C.G.