
Proseguiamo con la seconda parte che introduce il libro di Jimmie Moglia sulla storia americana “Usa e Getta” Quella di oggi è l’introduzione alla storia attraverso un riferimento di figure importanti. Qui la prima parte. Buona lettura.
Parte seconda: USA e getta in 10 nomi.
Samuel Argall (1572 – 1626) Lupo di mare, amico di Thomas Smith, fondatore della “Virginia Company” e del Barone di Warwick “il quale invece pirata lo era davvero, possedendo il più gran numero di navi corsare nell’ Inghilterra del tempo”. Fattosi un nome aprendo nuove rotte marittime e conducendo razzie e operazioni militari contro gli insediamenti francesi ed olandesi sulla costa atlantica, Argall viene nominato vice governatore della Virginia. In assenza del governatore in carica Lord de LaWarr, Argall manovra abilmente rinfocolando le tensioni con gli indigeni, intervenendo con profitto personale nella gestione finanziaria della colonia e della “Virginia Company” e riuscendo a dileguarsi con un pingue bottino prima dell’arrivo del revisore contabile inviato dalla compagnia e garantendosi un futuro agiato e onorato grazie al tempestivo intervento del suo protettore Lord Warwick.
Nathaniel Bacon (1647 – 1676) si trovò a comandare una ribellione dei bianchi di frontiera a cui si aggiunsero schiavi (negri) e servi vincolati da contratto (bianchi). Il governatore della Virginia, William Berkeley, dovette darsela a gambe mentre i ribelli incendiavano Jamestown, la capitale. Fino a quando l’Inghilterra, su richiesta del governatore, inviò un migliaio di truppe per reprimere l’insurrezione.” La ribellione scoppiò quando i coloni si accorsero che il governo, emanazione dei grandi proprietari terrieri, ne pianificava insediamenti sempre più ad ovest, nei territori indiani, esponendoli alle violente e prevedibili ritorsioni dei nativi, provvedendo poi ad espropriare i piccoli proprietari non appena un territorio poteva considerarsi “pacificato”. La ribellione di Bacon si originava proprio dalla convinzione dei pionieri di non ricevere un supporto militare sufficiente dalle autorità coloniali. Benzina sul fuoco gettò la siccità del 1676. “Bacon, paradossalmente, era tra i ricchi, ma essendo più anti-indiano degli altri voleva formare una milizia speciale per eliminare completamente gli autoctoni. Furono le classiche circostanze fortuite a farlo passare alla storia come combattente degli impoveriti contro i privilegiati. (…) Un ministro del culto, dall’estro poetico, compose per Bacon il seguente epitaffio, Bacon e’ morto. Mi dispiace al profondo del cuore che pidocchi e diarrea l’abbiano ammazzato invece del boia.
Samuel Johnson (1709 -1784) lessicografo ed estensore del primo dizionario della lingua inglese. E’ sua l’espressione “ricerca della felicità” che compare nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. Johnson comunque non era esattamente un estimatore delle colonie. Scrive, fra l’altro: “Son pronto a benvolere tutta l’umanità eccetto un americano. Sono avanzi di galera e dovrebbero essere grati per qualunque nostra concessione oltre a quella di non mandarli alla forca”. E siccome gli americani parlavano continuamente di libertà, cosi’ scrive nel suo trattatello intitolato “La Tassazione non e’ Tirannia”: “Ma come mai quelli che guaiscono di piu’ per la libertà, sono i padroni degli schiavi negri?”.
Thomas Paine (1737 – 1809) “L’ingordigia dei profittatori non esenta le guerre e le rivoluzioni – compresa quella americana. Ma non mancano gli idealisti. Per la rivoluzione americana l’idealista Tom Paine merita uno speciale riconoscimento. Nel ‘700 a parlare di democrazia erano gli aristocratici, inglesi, francesi e certi ministri del culto non conformisti. Ma le loro speculazioni e dissertazioni erano dirette alla classe colta. Tom Paine, invece, è un innovatore, non in dottrina, ma in stile espressivo, senza fronzoli e comprensibile all’ uomo comune, al lavoratore. Roba da renderlo pericoloso e da attirare l’ostilità di tre nomi eccellenti dell’epoca, il primo ministro inglese Pitt, Robespierre e persino Washington. I primi due cercarono di ammazzarlo, Washington non fece niente per salvarlo. Alla fine e per fortuna, Thomas Jefferson, assunto alla presidenza americana, lo estrasse dalla prigione francese. Contando di sollevare una rivoluzione in Inghilterra, dopo che quella in Francia era già cominciata, scrisse “I Diritti dell’Uomo” e “l’età della Ragione” l’opere che elevano Tom Paine al livello dei grandi dell’umanità. E’ un attacco mordente e selvaggio contro la superstizione e la religione organizzata, che va sostituita dalla religione della coscienza individuale. Il primo ministro Pitt soppresse il libro e per poco non riuscì a catturare (e fare impiccare) Tom Paine prima che scappasse oltre Manica. Pitt avrebbe detto alla nipote, “Paine ha ragione, ma se dovessi approvare le sue opinioni, avremmo presto una violenta e sanguinosa rivoluzione (in Inghilterra)”. (…) In Francia, Paine, pur essendo rivoluzionario, si oppose all’esecuzione del re Luigi XVI e venne imprigionato. L’ambasciatore americano a Parigi, che Paine aveva denunciato in precedenza per un caso di corruzione, non si mosse. Per di piu’, adesso Washington appoggiava l’Inghilterra contro la Francia e faceva tutto il possibile per contenere idee democratiche e rivoluzionarie – proprio quelle a cui doveva il proprio potere e successo. Interessarsi dell’amico di non molto tempo fa era controproducente. (…) Ci volle l’elezione di Jefferson alla presidenza in America e un cambio di ambasciatore a Parigi per far liberare Tom Paine. Ma Jefferson, accusato di ateismo dai suoi nemici politici non poteva più permettersi di coltivare l’amicizia di un agnostico dichiarato. Malato e disilluso, Tom Paine morì nel 1809, solo e senza amici.”
Daniel Shays (1747 – 1825) Coltivatore diretto, Daniel Shay aveva combattuto nell’ esercito americano durante la guerra d’indipendenza, conquistando i gradi di capitano. Stabilitosi in Massachussets dopo la guerra dovette constatare come la condizione dei piccoli proprietari si facesse sempre più difficile a causa del crescente indebitamento nei confronti della classe mercantile, che via via procedeva alla spoliazione delle proprietà dei coltivatori forte di una legge che obbligava i debitori ad estinguere i debiti con moneta metallica e non cartacea. Intorno a Shay prese a radunarsi un movimento di piccoli proprietari che, restaurata una istituzione della democrazia diretta coloniale (le Country Convention) cercò di opporsi prima per vie legali e poi con le armi (sotto la guida di Luke Day) ai soprusi legalizzati della classe mercantile. Il governo dovette ricorrere all’ esercito per reprimere la ribellione, risultato a cui si giunse nel 1787. I moti di Shay convinsero le classi dirigenti delle colonie della necessità di stabilire un forte governo centrale.
George Cockburn (1772 – 1853) Vice ammiraglio britannico. Durante la guerra anglo americana del 1812 comandò, assieme al maggiore Ross, le operazioni anfibie che portarono all’incendio di Washington. “A Washington regnava confusione. Gli inglesi arrivarono in città prendendola letteralmente di sorpresa. Il presidente Madison era già scappato. La first lady, Dolley Madison, riuscì a salvare il famoso ritratto di Washington, dipinto da Gilbert Stuart, soltanto rompendo la cornice e correndo col ritratto sulla carrozza in attesa. (…) Un prevedibile ma inaspettato risultato dell’incursione di Cockburn fu la fuga di circa 5000 schiavi. Bastava la vista di una nave inglese per incitare gli schiavi a scappare, pur correndo notevoli rischi. L’ammiraglio Cochrane [comandante delle forze britanniche] dichiarò con un proclama che la marina inglese avrebbe accolto come benvenuti tutti gli schiavi che volessero lasciare l’America. Con l’alternativa di arruolarsi nell’esercito inglese o di essere trasferiti come coloni liberi in una delle isole dei Caraibi. (…) Dopo l’incursione su Washington gli inglesi avrebbero voluto catturare il forte MacHenry che difendeva Baltimore. Preso il forte, le truppe di terra avrebbero potuto avanzare sulla città. Ma nonostante un intenso bombardamento navale, Ft. MacHenry resistette. Intanto l’ammiraglio Cochrane era preoccupato che la flotta si arenasse nelle acque della Chesapeake Bay. Fu deciso di re-imbarcare le truppe di terra, salpare le ancore e ripartire. Il raid piu’ famoso della guerra era terminato.”
Sarah Moore Grimke (1792 – 1873) “figlia di un ricco proprietario di schiavi e di una piantagione nel South Carolina. Pur essendo di intelligenza eccezionale, le venne preclusa, in quanto donna, l’educazione universitaria, concessa invece ai fratelli. Fu l’esperienza giovanile a farne una femminista e un’abolizionista. Agli abolizionisti che si opponevano all’ amalgamazione delle due cause, Sarah Grimke rispose: “Non possiamo portare avanti l’Abolizionismo se non affrontiamo il grande ostacolo che abbiamo di fronte. Se rinunciamo al diritto di parlare in pubblico, l’anno dopo perderemo il diritto di presentare petizioni, e l’anno dopo quello, il diritto di scrivere e cosi’ via. Allora cosa può fare la donna per lo schiavo, quando essa stessa si trova sotto la suola dell’uomo e vergognosamente condannata a tacere?”
Abraham Lincoln (1809 – 1865) Il giudizio di Jimmie Moglia sul Presidente della guerra civile: “Lincoln aveva una straordinaria abilità di rispondere in modo da non rispondere, ma contemporaneamente soddisfacendo, con una non-risposta, chi era pro e chi contro un argomento. E di affermare nello stesso discorso due principi contradditori, abilmente nascondendo la loro contraddittorietà. Forse è questo che gli ha procurato tanti ammiratori. Dopo tutto è la stessa contraddittorietà sancita, come abbiamo visto, nella Dichiarazione di Indipendenza, “… tutti gli uomini sono creati eguali….”, meno tutti gli altri.
Edward Bernays (1891 – 1995) autore del libro “propaganda” (1928). Alcune sue intuizioni sono di scottante attualità: “La manipolazione intelligente e consapevole delle abitudini e delle opinioni delle masse è un elemento importante in una società “democratica”. I manipolatori di tale occulto meccanismo della società costituiscono un governo invisibile, che rappresenta il vero potere di decisione del nostro paese. Siamo governati, le nostre menti sono plasmate e modellate, i nostri gusti sono creati e le nostre idee sono impiantate in gran parte da gente che non conosceremo mai. Questo è il logico risultato organizzativo della nostra “democrazia”. Le grandi masse degli esseri umani devono “cooperare” in questo modo se si vuole avere una società che funzioni senza ostacoli.” Secondo Jimmie Moglia: “Bernays aveva ragione, lui è uno dei pochi manipolatori che abbiamo conosciuto. E non solo predicava bene, ma razzolava ancora meglio. Morì vecchissimo ed è considerato il pioniere della manipolazione scientifica del cervello delle masse. Fu lui a coniare l’espressione, “l’ingegnerizzazione del consenso” (engineering of consent).” Durante la prima guerra mondiale fece parte del “Comitato di Pubblica Informazione” struttura creata per persuadere il pubblico delle necessità del conflitto. Impiegato poi dalla American Tobacco Company, Bernays lanciò una campagna per convincere le masse che il fumo faceva bene alla salute. Qualche decennio piu’ tardi, la sua ditta lanciò la prima campagna per convincere le medesime che il fumo causa il cancro. Nel 1954 organizzò una campagna pubblicitaria per la United Fruit Company per promuovere un intervento statunitense diretto in Guatemala.
Cornel West (1958 – vivente) attivista ed intellettuale. Jimmie Moglia riporta un suo giudizio su Obama: “Il presidente Obama ha pochissima autorità morale, perché cerca di razionalizzare l’assassinio di gente innocente… Il poliziotto (George Zimmerman) che ha ammazzato il ragazzo, è un criminale. Ma Obama è un George Zimmerman globale, perchè cerca di razionalizzare le centinaia (221 a conta corrente in Pakistan, Somalia, Yemen, ndr) di bambini uccisi con i drones in autodifesa (degli Stati Uniti). Si può cercare di fare giustizia per il ragazzo negro ucciso quando Obama ha condannato Bradley Manning (2) ed Edward Snowden? Si comincia a vedere l’ipocrisia…. Le incongruenze sono evidenti per tutti… Questi leaders afro-americani sono impiegati dalla piantagione di Obama come controllori (dei lavoratori nella piantagione, ndr). Il loro lavoro è di tenere buono chi lavora nella piantagione in modo che non critichi il padrone. …Abbiamo un gruppo dirigente negro assolutamente deferente e ossequente a Obama. Questa è una vera e propria negrizzazione della piantagione, (“niggerization of the plantation”) – per intimidire i controllori e tenerli subordinati. Dar loro ricchezza e basta. Ma l’intimidazione rappresenta un ritorno alle piantagioni (del Sud), prima dell’emancipazione degli schiavi.”