
di Massimo Bonato
Singolare come a Susa vicolo delle Carceri e vicolo della Pace immettano in via Martiri della Libertà. A pochi metri l’uno dall’altro, l’uno dirimpetto all’altro, innervano quell’angusto passaggio che conduce dal municipio settecentesco alla parte più romana e medievale della città. In pochi metri la toponomastica intesse una metaforica descrizione della realtà, banale quanto vera. Una realtà ben presente alle duemila persone che hanno partecipato alla fiaccolata di ieri sera 23 luglio, sfilando per le vie di Susa in solidarietà degli arrestati la notte del 19 luglio in Val Clarea. Omaggi alle forze dell’ordine alloggiate all’hotel Napoleon, a cui son stati restituiti alcuni dei bossoli di lacrimogeni di cui han tappezzato i sentieri; discorso dinanzi al municipio; saluti alle Ff.Oo. strette nelle tenute antisommossa negli stretti vicoli adiacenti; visita di cortesia alla sindaca di Susa, fervente No Tav prima, fervente Sì Tav ora.
Una manifestazione in solidarietà di Alberto De Stefanis, Ennio Edoardo Donato, Gabriele Tomasi, Luke Molina, Marcello Botte, Matthias Moretti, Piero Rossi, fermati la notte del 19 scorso e tradotti al carcere delle Vallette, con teste rotte, nasi rotti, costole incrinate. Solidarietà sì, ma anche tanta rabbia per il livello di violenza sempre meno arginabile dimostrato dalle forze dell’ordine, e la qualità stessa dell’aggressione perpetrata ai danni dei fermati, fatta di percosse, ingurie, insulti, minacce, dilazione nel soccorso necessario, come testimoniato dagli stessi interessati in più occasioni. E infatti davanti a tutti, alla testa della solidarietà e della rabbia hanno aperto la fiaccolata le donne, con più striscioni. Perché nulla è più odiosa di una violenza che fa leva sul sessismo, come quella denunciata da Marta Camposana (botte, insulti, palpeggiamenti), in conferenza stampa. O quella subita da Mattia, il ragazzo minorenne di Milano, fermato, portato in ospedale con lesioni plurime e denunciato a piede libero. Una violenza che non si placa, e che anzi si moltiplica e diventa denigrazione, dubbio, superbia, ancora insulto, minaccia, e attraverso l’arroganza del potere rimane impunita. Allora la solidarietà portata dalla fiaccolata ai fermati, alle percosse ricevute, alla mancata assistenza medica per alcuni di loro si estende oltre l’atto stesso della violenza fisica. Questa violenza non si placa ma anzi si moltiplica e si trasforma nella presa di posizione dei sindacati di Polizia, che fanno quadrato attorno a quegli stessi anonimi tacciati di barbarie, gridando alla diffamazione ancor prima di aver appurato i fatti denunciati pubblicamente; violenza con cui, via Twitter, il senatore del Pd Stefano Esposito aggredisce M.C. dichiarando il 21 luglio “Parte da Pisa per andare a fare la guerra allo stato, prende giustamente,qualche manganellata (sic) e si inventa di essere stata molestata”. Questa è violenza.
Rimbalzata nella rete e sui media, l’esternazione dell’”onorevole” è approdata al Parlamento, in cui la senatrice Vilma Moronese del M5S ha chiesto con risolutezza un chiarimento al Pd e le pubbliche scuse da parte del senatore in questione. Il quale del resto, “riceve la solidarietà bipartisan”, come riporta Repubblica oggi che il senatore è stato a sua volta investito da minacce anonime, attraverso una lettera intimidatoria.
Massimo Bonato 24.07.13